SI RIAPRE LA DISCUSSIONE SULLE PENSIONI 2023
SI RIAPRE LA DISCUSSIONE SULLE PENSIONI 2023
LE PROPOSTE IN CAMPO. IL NUOVO MINISTRO APRE AL CONFRONTO
Sabato 22 ottobre, il nuovo Governo presieduto per la prima volta nella storia del nostro Paese da un Presidente del Consiglio donna, l’on. Giorgia Meloni, il che rappresenta un fatto straordinariamente nuovo ed epocale, ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica. Auguri di buon lavoro, ovviamente, anche da parte nostra, al nuovo Governo.
Tra i cinque Ministri “tecnici” del nuovo esecutivo, figura anche il nuovo Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, la dr.ssa Marina Calderone, sarda, che nella vita fa la consulente del lavoro, essendo stata dal 2005 a oggi Presidente dell’ordine dei consulenti e dal 2009 anche del CUP (Comitato Unitario Permanente degli Ordini Professionali); inoltre, è anche titolare di una società da lei fondata, la C.d.L., che offre consulenza alle imprese su licenziamenti, contenziosi e contrattualistica varia. Un profilo molto tecnico, dunque, in un “settore” in cui le scelte sono, come noto, primariamente politiche.
La Ministra Calderone assume comunque l’incarico in un momento molto difficile e complesso nella vita del Paese, in cui sul suo tavolo si addenseranno questioni altrettanto difficili e complesse, che necessitano comunque di risposte urgenti, e tra queste naturalmente quelle che toccano le pensioni 2023.
Il tema di una riforma strutturale della c.d. Legge Fornero, a oltre 10 anni oramai dalla sua entrata in vigore e dopo una serie, negli anni, di interventi tampone (quote e proroghe varie), è stato colpevolmente disatteso dagli ultimi Governi, e in particolare dal Governo Draghi, nonostante i precisi impegni assunti sul punto con le Parti sociali. Colpa anche delle emergenze intervenute, Covid e guerra in Ucraina in particolare, certamente, ma il risultato è che, purtroppo, oggi siamo ancora ai nastri di partenza, e con le idee purtroppo ancora confuse.
Proprio per questo, avevamo segnalato a suo tempo la necessità, e anche auspicato, che il tema della riforma delle pensioni potesse diventare prioritario nel dibattito elettorale, e come CSE FLP pensionati avevamo chiesto “a tutte le forze politiche che parteciperanno alla competizione elettorale e a tutti gli schieramenti in campo, che il “tema pensioni” trovi il giusto spazio e che le proposte avanzate a tal riguardo, in particolare in materia di flessibilità, vengano dettagliate anche con riferimento alla loro sostenibilità e copertura finanziaria” (si veda il ns. Notiziario n. 12 del 28.07.2022). Ma questo nostro appello è stato purtroppo disatteso, visto che i programmi elettorali presentati dai singoli partiti e dalle principali coalizioni recavano proposte a carattere molto generale, senza entrare nello specifico di criteri, misure e coperture. Proprio per questo, abbiamo allora lanciato un nuovo appello (vds. Notiziario n. 15 del 15 set 2022), chiedendo alle forze politiche vincitrici delle elezioni un impegno preciso al fine di evitare ulteriori proroghe e nuove quote nelle pensioni 2023: che il nuovo Governo aprisse immediatamente un tavolo di confronto con le Parti Sociali con l’obiettivo di pervenire, entro un mese max, a punti condivisi di riforma della Fornero da travasare poi nel DDL Bilancio dell’anno 2023. Un appello che ovviamente riproponiamo oggi con forza e convinzione, rivolgendolo ora direttamente al nuovo Ministro Calderone, avendo comunque apprezzato il suo dichiarato intendimento di “ascoltare presto tutte le parti sociali” e di puntare “sul dialogo sociale”.
Dobbiamo però dire che, nel frattempo, il tema degli interventi in materia previdenziale, oscurato di fatto in campagna elettorale, si sta invece facendo strada in questi giorni. Ed è anche comprensibile: siamo a fine ottobre, a breve il Governo dovrà presentare il Disegno di Legge sul bilancio 2023, e qualche intervento dovrà essere necessariamente fatto per evitare lo “scalone” dal 1 gennaio p.v., atteso che, in mancanza, la legge Fornero opererà a regime, con uscite dal lavoro a 67 anni per anzianità, o con 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi in pensione anticipata.
Proviamo allora a dar conto delle misure di cui si parla oggi come possibili novità per il 2023:
- “OPZIONE UOMO”: oltre alla probabile proroga di “opzione donna” con i requisiti oggi previsti (35 anni servizio e 59 anni d’età, 60 per le lavoratrici autonome) a tutto il 31.12.2023, si ipotizza l’allargamento dell’opzione anche ai lavoratori uomini (61-62 anni e 35 di servizio), ma con il medesimo meccanismo: ricalcolo totalmente contributivo della pensione, il che comporterà una sua forte riduzione che potrà arrivare anche al 30%. La proposta viene dallo stesso partito del Premier, ma, attesa la penalizzazione che comporta, non ci sembra molto condivisibile.
- “QUOTA FLESSIBILE”: trattasi di una proposta elaborata a fine maggio u.s. dai “Consulenti del lavoro”, di cui il Ministro Calderone è stata sinora Presidente, e che la stessa pare voglia metter sul tavolo: prevede l’uscita dal lavoro dei lavoratori con anzianità anagrafica tra 61 e 66 anni, con anzianità contributiva minima di 35 anni, che raggiungano “quota 100” o “quota 102” in modo aritmetico, e non rigido come oggi previsto (64 anni d’età e 38 anni di contributi). Dunque, si potrà andare in pensione combinando aritmeticamente, fino al raggiungimento di “quota 100” o “quota 102”, anzianità anagrafica e contributiva (es.: 63 anni di età + 39 di contributi = 102), con una platea di potenziali destinatari di 1,5 mln circa (il 35 % nelle PP.AA.). Anche qui però con degli accorgimenti penalizzanti: ricalcolo interamente contributivo, azzerando così la parte del calcolo contributivo sino al 1996, o riduzione percentuale progressiva della pensione per ogni anno d’anticipo rispetto all’età di vecchiaia (67 anni).
- “QUOTA 41”: è da tempo la nostra proposta, e viene oggi ripresa e rilanciata da un partito della nuova maggioranza: significherebbe poter andare in pensione al solo raggiungimento del requisito contributivo (41 anni), senza vincoli d’età. L’idea che si starebbe facendo strada è di vararla per il 2023, ma accompagnandola inizialmente con un vincolo anagrafico (61 o 62 anni), il che configurerebbe di fatto, per il 2023, una nuova quota rigida (“quota 102” o “quota 103”).
- “APE SOCIALE”: tra gli interventi in DDL Bilancio, viene ritenuto come probabile anche quello di proroga al 31.12.2023 dell’Ape social, con i requisiti di accesso previsti dalla L. 234/2021.